Per
l’Europa il problema sarà la ripresa più che la recessione
Di
Carlo Pelanda (2-1-2009)
Il mercato
globale è in realtà piramidale. Al vertice c’è l’America che importa dal resto del mondo più di quanto vi
esporti. Gli esportatori finanziano il debito pubblico e privato che pompa
l’economia americana affinché importi sempre di più. Quando l’economia
americana è implosa e, da settembre, ha smesso di importare, tutte le altre
economie sono andate in recessione. Ciò ha smentito le analisi che da qualche anno
ipotizzavano la minore dipendenza del sistema globale dal mercato statunitense.
Da tempo la dipendenza dell’economia mondiale da un mercato americano che non
riesce più a reggerlo è il problema più critico dello scenario globale
(www.lagrandealleanza.it). Ora la locomotiva è scoppiata per eccesso di
pressione. Cambierà la configurazione monocentrica del mercato internazionale?
Improbabile.
Le economie asiatiche ed europea hanno un modello di sviluppo economico
trainato dalle esportazioni con poca capacità di crescita interna. In Europa
perchè il protezionismo sociale deprime consumi ed investimenti. In Cina perché
il mercato interno non è ancora
sviluppato per sostenere una crescita propria. Inoltre nessuna di queste due
possibili locomotive mondiali alternative può cambiare modello in poco tempo.
L’eurozona, per fare più crescita autonoma, dovrebbe dimezzare le tasse e
rendere il mercato concorrenziale e non c’è né consenso né volontà politica di
forzarlo. La Cina
finanzia la migrazione di centinaia di milioni di persone dalla campagna alle
nuove città industriali attraverso le esportazioni. In particolare, il 30% del
suo Pil è fatto da export diretto verso l’America ed il 12% in Europa e
Giappone. Cambiare tali numeri in pochi mesi è impossibile. Pechino comunque
sta tentando attraverso la creazione di un’area economica di triplice
cooperazione economica con Giappone e Corea del Sud. Ma anche questi due
sistemi economici dipendono per la stessa percentuale dall’export verso
l’America. Per questo l’uscita dalla crisi implica la ricostruzione continuista
del sistema. l’Asia fornirà all’America i megacapitali per ripomparne la
ripresa rapida ed il traino di importazioni sostenute. Infatti l’enorme debito
che Obama accenderà per reflazionare l’economia sarà comprato, in dollari,
dall’Asia. Funzionerà? In estate l’America si riprenderà e ricomincerà il
traino. Ma potrebbe essere debole perché il sistema interno ha bisogno di
riparazioni e, soprattutto, potrebbe abbandonare, per strategia o necessità, il
ruolo di locomotiva. Come? Svalutando il dollaro e trasformandosi da
importatore in esportatore. La
Cina passerebbe dalla crisi economica a quella di
destabilizzazione politica. Per questo è
probabile che Pechino, pur preparando alternative future, conceda a Washington
più soldi affinché ricostruisca il vecchio sistema. Ciò rischia di generare un
centro sino americano del sistema globale, l’Europa marginalizzata e la sua
economia in crisi competitiva. Infatti per gli europei il problema sarà la
ripresa più che la recessione.